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Brambilla sulle pensioni: “Il sistema italiano è in equilibrio”

Analisi dell’Occupazione e del Sistema Previdenziale in Puglia

Contrariamente agli allarmi che spesso circolano sui media, Alberto Brambilla, presidente del Centro Studi Itinerari Previdenziali, rassicura: “Il sistema pensionistico italiano al momento con le regole attuali è in equilibrio e quindi possiamo essere abbastanza positivi non soltanto per l’oggi ma anche per il prossimo futuro”. Questa affermazione è particolarmente rilevante per la Puglia, una regione che sta vivendo una fase di transizione economica e sociale.

Il Sistema Previdenziale Italiano

La complessità del sistema previdenziale italiano deriva dalle numerose forme assistenziali che si sono sovrapposte negli anni. Come spiega Brambilla, “Al capitolo pensioni sono state appiccicate una serie di cose per cui abbiamo un sacco di assistenze: le integrazioni al minimo, le maggiorazioni sociali, le pensioni agli invalidi, gli assegni sociali”. Questi interventi assistenziali pesano per oltre 100 miliardi sui 350 miliardi totali della spesa pensionistica, tanto che “il Governo ogni anno trasferisce all’INPS una somma proprio per pagare tutte queste eccedenze assistenziali che non sono coperte da contributi”.

Secondo la classificazione europea, il sistema previdenziale italiano risulta in attivo: “I contributi sono più che sufficienti per pagare le prestazioni al netto dell’Irpef”, chiarisce Brambilla. Il calcolo va fatto considerando quanto effettivamente arriva nelle tasche dei pensionati: “Se i contributi sono 210 miliardi significa che il sistema tiene”.

Il Nodo dell’Occupazione in Puglia

Il rapporto tra lavoratori attivi e pensionati rappresenta il punto cruciale di ogni sistema previdenziale. In Italia “siamo arrivati a 1,46-1,47 attivi per ogni pensionato”, mentre “il numerino magico sta tra 1,5 e 1,6” per garantire la sostenibilità. Una buona notizia arriva dal Mezzogiorno, dove l’occupazione sta crescendo significativamente. Tuttavia, l’Italia sconta ancora un ritardo strutturale: “Siamo arrivati a 62,8% di tasso di occupazione ma anche gli altri Paesi vanno avanti per cui la media europea oggi è al 70%.” In Puglia, il tasso di occupazione è ancora sotto la media nazionale, ma ci sono segnali di ripresa, specialmente nei settori dell’agricoltura e del turismo.

Particolarmente critica è la situazione dell’occupazione femminile, ferma al 52% contro una media europea superiore di 12-13 punti. Tra le cause, la carenza di servizi per l’infanzia: “Abbiamo una carenza intorno al 30% di asili nido”, un problema che colpisce in modo particolare le donne pugliesi, spesso costrette a scegliere tra lavoro e famiglia.

Le Raccomandazioni Internazionali e le Opportunità Locali

Il Fondo Monetario Internazionale e la Commissione Europea suggeriscono di “razionalizzare tutte queste forme di assistenza, controllare meglio il mercato del lavoro e incentivare di più l’occupazione”. Sul fronte pensioni, la strategia del governo punta a “contenere i pensionamenti e darli solo a quelle categorie che ne hanno realmente bisogno”, seguendo la prassi europea che prevede pensioni anticipate principalmente per lavori usuranti. Attualmente, le pensioni anticipate in Italia rappresentano quasi la metà del totale, con un’età media di “61 anni e otto mesi”, ben al di sotto della media europea.

In Puglia, le opportunità di lavoro si concentrano nei settori tipici della regione, come l’agricoltura, l’industria alimentare e il turismo. Le imprese locali stanno investendo in innovazione e sostenibilità, contribuendo a creare nuovi posti di lavoro. In particolare, il distretto produttivo della moda a Taranto e il settore dell’agroalimentare a Bari stanno mostrando segni di crescita, grazie anche a bandi regionali che incentivano l’occupazione giovanile e femminile.

Uno Sguardo al Futuro

Brambilla invita a guardare con ottimismo alle sfide demografiche: “Non è che dobbiamo prenderci dalla paura perché non sapete mai il futuro, il futuro sarà un futuro molto bello perché sì, saremo probabilmente in meno, ma il PIL pro capite probabilmente aumenterà”. Citando l’Economist, l’esperto ricorda che “nel 1945 eravamo soltanto 2 miliardi, oggi siamo 8 miliardi” e che la decrescita demografica prevista verso il 2050 potrebbe portare a “una società un pochettino più ordinata”.

La conclusione è rassicurante: “Il nostro welfare è molto solido e bene incanalato, certamente dobbiamo mettere a punto la macchina e avere più controlli, però per il resto mi pare sia tutto positivo”. In Puglia, il futuro sembra promettente, a patto che si continui a investire in formazione e innovazione, per garantire un’occupazione sostenibile e un sistema previdenziale equilibrato.

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