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Ex Ilva, quanto manca all’accordo? Le questioni da affrontare

Decarbonizzazione dell’Ex Ilva: Un Futuro Incerto per Taranto

La situazione attorno all’ex Ilva di Taranto si fa sempre più complessa e delicata. Con il tavolo convocato per il 12 agosto al ministero delle Imprese e del Made in Italy, il futuro della storica acciaieria è in bilico. Il ministro Adolfo Urso si trova a dover affrontare un rifiuto netto da parte del Comune di Taranto, rappresentato dal sindaco Piero Bitetti, che ha dichiarato: “Non firmerò nessun accordo”. Questo gesto ha sollevato preoccupazioni tra i sindacati e le istituzioni locali, che temono per il destino di circa 7.000 lavoratori.

Le Conseguenze per la Comunità Tarantina

Il rifiuto del sindaco di firmare l’accordo di programma per la decarbonizzazione non è solo una questione politica, ma ha ripercussioni dirette sulla vita dei cittadini tarantini. Confindustria Taranto e altre associazioni imprenditoriali parlano di una “bomba sociale senza eguali”, evidenziando come la chiusura dell’impianto potrebbe escludere 15.000 addetti dal ciclo produttivo. La preoccupazione è palpabile: i lavoratori e le loro famiglie rischiano di trovarsi in una situazione di grave difficoltà economica.

Un Tavolo di Discussione Cruciale

Il 12 agosto si preannuncia come una giornata decisiva. Urso incontrerà non solo gli enti locali, ma anche i sindacati metalmeccanici e le associazioni di impresa. I temi sul tavolo sono molteplici e vanno dalle modalità di decarbonizzazione al perimetro occupazionale. Tra le questioni più urgenti c’è l’ormeggio di una nave rigassificatrice nel porto di Taranto, necessaria per alimentare gli impianti Dri, che potrebbero sostituire gli attuali altoforni e consentire la produzione di acciaio green.

Il Piano B: Gioia Tauro

Il ministero sembra avere un piano alternativo: il porto di Gioia Tauro. Questa opzione, già in fase di valutazione, potrebbe rappresentare una soluzione per la continuità produttiva, ma solleva interrogativi sulla fornitura di gas naturale e sull’impatto economico per Taranto. La scelta finale, come ribadito da Urso, spetta a Taranto, ma il tempo stringe e le pressioni aumentano.

Le Reazioni delle Parti Sociali

Le reazioni dei sindacati sono state immediate e forti. Rocco Palombella, segretario generale della Uilm, ha chiesto chiarezza: “Chi vuole chiudere l’Ilva lo dica chiaramente e se ne assuma le responsabilità”. Anche Ferdinando Uliano della Fim ha puntato il dito contro Bitetti, sottolineando che la sua decisione di non sostenere il piano di decarbonizzazione condanna Taranto a una grave crisi occupazionale.

Un Futuro da Scrivere

La questione dell’ex Ilva è emblematicamente rappresentativa delle sfide che la Puglia deve affrontare nel contesto della transizione ecologica. La decarbonizzazione è un obiettivo fondamentale, ma deve essere accompagnata da garanzie occupazionali e da un piano di sviluppo sostenibile per il territorio. La comunità tarantina si trova ora a un bivio: scegliere tra un futuro di innovazione e sostenibilità o rischiare di perdere un patrimonio industriale e occupazionale di inestimabile valore.

Il 29 agosto è fissato un incontro tra le forze politiche di maggioranza e opposizione, un’opportunità per discutere le sorti di Taranto e dell’ex Ilva. La speranza è che si possa trovare un accordo che tuteli i lavoratori e garantisca un futuro sostenibile per la città.

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